Sliding doors

Forse sono 150 i morti di ieri al largo della Libia: le notizie dell’ennesima strage del Mediterraneo giungevano nel tardo pomeriggio, più o meno mentre alla Camera si approvava il decreto Sicurezza Bis. Si approvava un provvedimento che stabiliva per legge il divieto al soccorso in mare, che tassava le Ong. Il Decreto Salvini, il cui proponente non si è degnato di presidiare nemmeno mezz’ora della lunga discussione nelle commissioni e poi in aula. Ancora una volta un concetto di sicurezza che si limita al codice penale ed ai messaggi muscolari, che respinge ogni nostra richiesta, da quella per i corridoi umanitari a quella per lo sgombero dell’immobile occupato da Casapound. Sempre ieri, però, alla Camera, per la prima volta una crepa nella maggioranza è stata evidente anche nei numeri, con il voto contrario al decreto della coraggiosa deputata pentastellata Doriana Sarli, e la non partecipazione al voto di altri 17 deputati di quel pezzo di maggioranza.

 

Mercoledì scorso al Senato il Presidente Conte si è recato al Senato per un’informativa sulla vicenda dei presunti collegamenti tra la Lega, alcuni affaristi italiani e russi e una possibile tangente. Salvini si è rifiutato di farlo, nonostante le richieste del Pd. I senatori al Senato del M5S non partecipavano alla discussione in polemica con Salvini, ma contemporaneamente i deputati del M5S alla Camera sul decreto sicurezza votavano la fiducia.

 

Ancora giorni di rissa tra i due vicepremier, poi, come al solito tutto rientrato. Conte afferma che la Tav si farà, il M5S che nei prossimi giorni parteciperà alla mobilitazione dei No Tav. Tria annuncia i primi contenuti della prossima manovra, escludendo la Flat Tax, ipotizzando un “mini cuneo fiscale”, ma Salvini dopo qualche ora definisce “robetta” le considerazioni del Ministro delle finanze, riprecisando che sarà la Lega e decidere i contenuti della Manovra.

 

Potrei continuare… parlando di Ilva, della convocazione delle parti sociali al Viminale, potrei parlare del ddl Pillon considerato morto dal sottosegretario Spatafora e ricalendarizzato da Salvini, delle Autonomie differenziate, fermata da Conte sui costi della Sanità, e ancora il voto sul Commissario Europeo….. sarebbe un lungo e articolato elenco. Un conflitto perenne, o un gioco delle parti, nel quale il Presidente Conte, i Ministri Moavero e Tria giocano un ruolo sempre più complicato: quello di chi va a recuperare sempre la palla fuori gioco, sperando nella clemenza dell’arbitro, sia esso l’Unione Europea, il Presidente della Repubblica, o uno Stato Europeo. Ma quanto può ancora tollerare un Paese una situazione così? 

 

In un Paese normale ci sarebbe una crisi di Governo, si scioglierebbero le Camere  e si tornerebbe a votare prendendo atto del fallimento di questa maggioranza e di quel “contratto”. Lo si farebbe non solo per la crisi di fatto testimoniata, ma anche per lo stato di sostanziale blocco del Paese, con l’esplosione della cassa integrazione, 150 tavoli di crisi, lo stop degli investimenti, una crescita inesistente, e l’isolamento tragico del nostro Paese in Europa e in buona parte del mondo. Purtroppo niente di tutto ciò si sta verificando con continue dichiarazioni di intenti e di presunta “normalità”. E nulla di quanto dovrebbe avvenire nelle sedi istituzionali si sta verificando come in una democrazia in cui si rispettano le regole, e cioè con una discussione Parlamentare.

 

No. Non c’è niente di normale. Il Ministro degli Interni già sfuggito una volta ad un procedimento con la negazione dell’autorizzazione a procedere in Senato, oggi sfugge al confronto in Parlamento e scappa. Fugge da una discussione democratica alle Camere e oramai non presidia più nemmeno i suoi provvedimenti, affidando tutto a dirette facebook, a profluvi di comizi con la maglia giusta e dichiarazioni sui social. Quanto sta avvenendo rappresenta una ferita profonda al nostro sistema istituzionale e costituzionale.

 

Abbiamo aspettato che si svolgesse l’audizione di Conte al Senato, che ha sostanzialmente confermato di non aver avuto alcuna informazione dal suo vice circa il ruolo di Savoini e la sua inquietante presenza a cene di Stato ed incontri imbarazzanti. Non era mai accaduto a mia memoria che un Ministro della Repubblica si sottraesse ad una richiesta di discussione e di chiarimento. Lui lo fa. Salvini snobba il Parlamento, la Magistratura, le opposizioni, ed allora a noi non resta che depositare un atto politico estremo, come la sfiducia personale a Salvini, che tutti abbiamo firmato. 

 

Non è una questione di numeri, quelli li conosciamo, ma di regole democratiche, e di qualità della democrazia. Maggioranza ed opposizione hanno ruoli precisi che vanno sempre rispettati. Non possiamo permettere al capo della Lega di comportarsi come il peggiore dei caporali, e su questo tutto il Pd deve mobilitarsi. Devono farlo tutte le forze democratiche.

 

In Parlamento gli atti nelle nostre mani saranno posti in essere, ma nel Paese serve una mobilitazione grande. Serve un Paese consapevole per discutere di quanto sta accadendo, serve sulle grandi emergenze che stiamo vivendo, quella economica e quella ambientale. Vale infatti la pena di ricordare che mentre sfuggiamo per la seconda volta ad un procedimento di infrazione per debito eccessivo, ieri non siamo sfuggiti al richiamo UE per il nostro sistema di smaltimento dei liquami non adeguato. Un milione di firme per l’emergenza ambientale entro ottobre, questo l’obiettivo lanciato da Nicola Zingaretti con la petizione “Una o nessuna”.

 

Sono settimane di feste de l’Unità ovunque, in attesa di quella nazionale che si terrà anche quest’anno a Ravenna. Anche nel senese tanti appuntamenti con esponenti nazionali, a partire dal Segretario Zingaretti, e poi con amministratori, e tanto, straordinario impegno di centinaia di volontari. Una partecipazione che torna a crescere, come la voglia di esserci, di capire, di discutere assieme. Sì, assieme, perché solo così possiamo prepararci a dare un’alternativa a questa follia. Assieme, archiviando auto referenzialità e senso di autosufficienza. Assieme e aprendoci a tante e tanti che magari nelle ultime elezioni sono andati altrove. Il fallimento di chi si è definito di sinistra adesso è palese.

 

È tempo di costruire una strada nuova, per la Toscana e per l’Italia. Zingaretti lo ha detto in modo chiaro: una comunità con un leader, e non una comunità del leader. Una comunità che ha a cuore l’Italia, la vita delle persone, la qualità della democrazia.

 

Questa è la partita che si gioca adesso.

 

Assieme.