Sono tempi di pioggia, di piazza, di tetti

Sono mesi di pioggia e di piazza. Mentre alla Camera stavamo votando sulla riforma Gelmini, fuori migliaia di studenti e ricercatori manifestavano il proprio ‘no’. Lo stesso è avvenuto lunedì a Siena e in tutta Italia. Sabato scorso i lavoratori hanno sfilato con la neo segretaria Susanna Camusso, mercoledì le imprese del settore delle costruzioni hanno manifestato assieme ai lavoratori in piazza Montecitorio. Nel frattempo la pioggia sta confermando, al nord, al sud e in buona parte d’Italia, la fragilità di questo Paese, la mancanza di politiche di difesa del suolo. I crolli, non solo simbolici di Pompei, il fango, l’acqua: è un Paese che ha costruito male, che ha investito poco sull’assetto idrogeologico, che non investe sui suoi beni culturali.
Le mobilitazioni, grandi e partecipate, evidenziano ogni giorno la fragilità dell’azione di governo e l’assenza di politiche che guardano al futuro: il furto di speranza e di fiducia subito dalle giovani generazioni, l’ansia, l’insicurezza di chi teme di perdere il proprio lavoro e non vede un’adeguata rete di protezione sociale e solidale. Non è un caso che Susanna Camusso, prima donna a capo del principale sindacato dei lavoratori, abbia scelto di parlare ai giovani nella sua prima grande mobilitazione nazionale.
Il borsino della maggioranza continua ad oscillare. La maggioranza ormai esplosa impedisce i lavori di aula la prossima settimana, per evitare incidenti prima del voto di sfiducia (erano calendarizzate: la mozione di sfiducia al Ministro Bondi, il ministro caritatevole che ha dato incarichi al figlio ed all’ex marito della compagna presso il ministero della cultura; la mozione sulla libertà di  informazione, ecc.). Poi arriveremo al 13 e 14 dicembre, data della mozione di sfiducia al Premier, con uno scenario che potrebbe cambiare in ogni istante. Intanto Brescia, Milano e le città universitarie imparano a conoscere l’occupazione di tetti, monumenti, torri, gru: studenti, ricercatori, lavoratori extracomunitari. Dalle piazze la disperazione sale verso l’alto, la protesta e le urla vengono portate verso il cielo, forse sperando di vedere da lì un Paese meno chiuso, meno in crisi.
Il Pd è con loro, e la scelta di Bersani di raggiungere i ricercatori sul tetto della facoltà di architettura ha significato questo. È stata battaglia alla Camera, c’è mobilitazione nel Paese e Dario Franceschini lo ha confermato nella sua dichiarazione conclusiva alla camera: l’11 dicembre, alla grande mobilitazione di Roma, saremo in tanti anche per loro.
Giovedì, a conclusione di concitate giornate di aula, siamo andati a Spineto, ad un seminario promosso dal gruppo Pd. Era con noi in veste di relatore Romano Prodi, c’era Giuliano Amato, c’erano esperti, osservatori. Abbiamo discusso di economia, di ‘welfare’, di Europa e di Italia.  Mentre ascoltavo Prodi, la sua analisi degli scenari mondiali, il sorpasso sugli Usa da parte della Cina e degli altri Paesi emergenti (Brasile, Russia e India), il suo riferire di colloqui con capi di Stato e ministri degli esteri, non potevo fare a meno di confrontare la sua statura politico-istituzione con quella dell’attuale Premier italiano. E la triste sintesi è che non c’era bisogno di ‘wikileaks’ per conoscere l’immagine e la considerazione di cui godiamo di fronte al mondo…
Si, la galassia centrale sta crollando, e stavolta non è fantascienza. Un ciclo politico è giunto all’epilogo all’interno di una crisi economica difficile, che non si concluderà domani. A noi spetta il compito di far rinascere la speranza a credere nell’Italia, nelle sue possibilità. A noi il compito di far tornare la fiducia nel domani e negli altri, di dimostrare serietà, affidabilità. Lo dobbiamo a tutti coloro che hanno creduto nel Pd, lo dobbiamo alle intelligenze e alle speranze italiane che sono salite sui tetti, lo dobbiamo ai lavoratori, ai disoccupati, ai giovani, alle imprese. Agli uomini e alle donne che sono la parte più sana e più di questo Paese. Dobbiamo essere in tanti, sabato 11 dicembre a Roma, a consegnare l’avviso di sfratto al Premier, ma soprattutto ad aprire una pagina nuova in cui credere e per la quale lavorare in modo compatto, come fa una vera squadra che vuole vincere sull’avversario.

Susanna Cenni

One thought on “Sono tempi di pioggia, di piazza, di tetti

  1. Grazie Susanna,
    come sempre hai saputo trovare le parole più giuste per spronarci a reagire in questo che è un momento decisivo per muoversi e risalire la china dal baratro in cui il Paese è rotolato.
    Sabato 11 a Roma io ci sarò!
    Ti abbraccio
    Lella

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