Ci ho pensato molto, perchè di fronte ad avvenimenti che coinvolgono le persone, tante persone, così come è accaduto due giorni fa, il pudore, il rischio di usare una parola di troppo è sempre molto grande.
Poi però proprio le parole di troppo che ho letto e sentito, mi hanno portato a mettere in comune con voi la mia riflessione.
1) E’ evidente che la prima grande preoccupazione di tutti è e resta legata ai feriti, alle persone coinvolte. 17 feriti, solo alcuni seri, ma certamente uno choc che non si dimenticherà. E’ fuori dubbio che poteva andare molto peggio, così come è evidente che qualcosa non andava, visto che la ristrutturazione è terminata meno di un anno fa. Ci saranno le indagini che la magistratura svolgerà, ci saranno indagini amministrative, confido che i fatti e le responsabilità saranno presto accertati. Una delle donne in attesa ha felicemente partorito, al suo bambino i miei auguri, anche perchè interpreta al meglio la vita che vince dopo un’avvenimento così pesante.
2) Potremmo poi riflettere seriamente sulle normative che oggi gli Enti sono tenuti a rispettare per gli appalti, con margini molto molto ristretti sulla scelta delle imprese e sull’accertamenteo delle competenze tecniche, al di la delle carte che vengono messe a disposizione. Il Comune sta facendo isuoi passi e credo che bene abbia fatto a costituirsi parte civile chiedendo il Sindaco per primo che tutto venga fatto per accertare i fatti.
3) Mi sento poi però di dire cosa penso di quanto ho letto in questi giorni su fbook, dentro al gruppo che si è costituito sul tema in oggetto. Tanti interventi, tanto voglia di sfogare paure e rabbia, come è assolutamnte comprensibile che sia…ma anche violenza e volgarità, contro il Sindaco, contro il Comune, contro la politica quale male oscuro e causa di ogni negatività di questo mondo. Ho provato a dire la mia..del resto fb è una piazza virtuale, dove ognuno dice la sua, senza filtri…ma leggendo alcuni interventi, prevalentemente di giovani, mi sono chiesta: è questa la mia città? la città della gente che lavora, che produce, che al sabato fa la spesa alla coop, che la domenica e il sabato fa la sua vasca in via maestra, che non regala niente, che è preoccupata per le conseguenze dellla crisi del camper, ma sa di vivere in una comunità in cui ci sono servizi, in cui nessuno viene lasciato indietro? La città in cui l’immigrazione è presente da qualche decennio , nelle fabbriche, nelle case di tutti noi, senza lacerazioni, rifiuti….
Eppure in quegli interventi, speculando su un incidente, su vite coinvolte, c’era violenza, razzismo, giustizialismo….tutto ciò che altrove ha portato alle ronde, e qualche volta a cose peggiori, alla giustizia fai da te, all’antipolitica per definizione.
Evidentemente qualcosa di profondo è mutato in tutto il nostro Paese.
Evidentemente non ci sono comunità immuni dai germi del giustizialismo.
Evidentemente c’è un lavoro profondo, forse incredibilmente difficile, che la politica, la buona politica deve fare anche nella mia città. Che in parte spetterà alla Candidata e alla sua squadra, che in parte spetta a tutti noi, a chi continua a pensare che non tutto sia perso e che si possa ancora arginare il seme del vuoto assoluto.
Ho letto con attenzione quanto da te scritto. L’attenzione si è trasformata in commozione e piena condivisione. Scrivo qui il mio punto di vista antropologico estremamente sintetizzato: oggi le persone “comuni” sono sensibili soltanto alle passioni (amore, odio, dolore, paura, speranza, piacere) nell’ambito delle quali riducono tutte le loro manifestazioni ed esauriscono così tutta la loro vita. Tolte queste non sentono più niente. Questo allontana la cultura, la natura, la Politica, gli altri.
Un desiderio di esser comunque presenti parlando una lingua nuova esiste, e tu lo hai letto benissimo e stai già dando una risposta al bisogno di cambiamento con il tuo doppio lavoro sia in Parlamento che in fbook, non solo, rendi quest’ultimo trasparente e vicino ai cittadini.
Ho preferito scrivere qui perchè restasse un commento privato. In pubblico poteva essere scambiato scioccamente per un elogio e non ti va. grazie per il tuo lavoro.