Sul testamento biologico dal Senato un testo irricevibile

Il Senato ha dato il via libera al Disegno di legge sul testamento biologico.

Un testo in cui la facoltà di scelta dei cittadini non conta più niente. Un testo che fa credere alle persone di poter esprimere la propria volontà quando invece le Dichiarazioni anticipate di trattamento, i cosiddetti Dat, non saranno vincolanti per i medici. E’ stato un emendamento proposto dall’Udc, passato a sorpresa, a stravolgere in modo sostanziale l’articolo 4 del Ddl sul testamento biologico, facendo fare marcia indietro a quel testo faticosamente emerso dalla Commissione sanità.

La nostra opposizione al Senato è stata dura, durissima. “Questo disegno di legge è fondato sul tradimento e su parole ingannevoli”, ha detto Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd. Questo disegno di legge, aggiungo, è l’ennesimo atto di prepotenza della maggioranza che oggi guida il Paese. Una maggioranza che si riempie la bocca della parola “libertà”, ma che nei fatti è incapace di rispettare quella altrui, quella di ognuno di noi.

Nessuno può voltare la faccia a quanto accaduto, perché questa è una faccenda che riguarda tutti, me, voi, tante famiglie che si trovano oggi o potrebbero trovarsi domani davanti a un figlio, un amico o una moglie versare su un letto in stato vegetativo senza avere la certezza che la loro volontà venga rispettata.

Toccherà adesso alla Camera cercare di porre rimedio allo strappo costituzionale che quel testo ha prodotto, ma non è solo in Parlamento che, mi auguro, si giocherà questa battaglia. Tutti i cittadini che si sentono colpiti nella loro dignità dovranno ribellarsi, dovranno manifestare, dovranno farsi sentire.

Meglio nessuna legge che una legge sbagliata ed ingiusta.

Ma se questa sarà la legge che ci sarà imposta, allora meglio coinvolgere le coscienze dei cittadini italiani…anche con un referendum.

Si, lo penso, penso che questo sia un tema da referendum perché ci riguarda.

3 thoughts on “Sul testamento biologico dal Senato un testo irricevibile

  1. PER UNO STATO LAICO

    Il Senato ha messo in minoranza Aldo Moro. C’era già stato il voto sulla nutrizione e l’idratazione artificiale, la soluzione dei compromesso del PD era stata respinta senza troppi complimenti. Nessun rifiuto del sondino, nemmeno in casi eccezionali, nemmeno se l’hai lasciato scritto con la vernice rossa sui muri di casa. Applausi dai banchi di destra, rumori, sospensione dei lavori. Alla ripresa il senatore Marino evoca per l’appunto Moro, e illustra un emendamento che riecheggia pressoché alla lettera quanto lui disse in Assemblea Costituente, durante la seduta del 28 gennaio 1947: “Ogni trattamento sanitario può venire rifiutato”. Questo perché, aggiungeva Moro, viene qui in gioco una questione di libertà individuale, e dunque un limite al potere coercitivo dello Stato. Questione diversa dal caso aperto sessant’anni dopo attorno al corpo di Eluana Englaro: riguarda gli ammalati, non i moribondi.

    E soprattutto riguarda uomini e donne in piena coscienza, capaci d’intendere e volere. Riguarda la possibilità di rifiutare un’aspirina così come un’amputazione, un elettrocardiogramma così come il trapianto del cuore. I costituenti dettero ragione a Moro, e scrissero l’art. 32 della Costituzione; i senatori ieri gli hanno dato torto, con 148 No, 116 Sì, 10 astenuti.

    Che cosa è accaduto nelle nostre istituzioni, quale mutazione antropologica ne colpisce gli attuali inquilini, se perfino il cattolicesimo democratico viene espulso dalla Repubblica Italiana? Se questa Repubblica, qui e oggi, rinnega i valori con cui a suo tempo venne battezzata? Perché è questa la prima conseguenza della legge in dirittura d’arrivo al Senato: una patente d’incostituzionalità. La legge sul testamento biologico offende il diritto alla libertà personale iscritto nell’art. 13 della Carta, che significa anzitutto diritto di proprietà sul nostro corpo, potere di disporne. Offende il diritto alla salute sancito dall’art. 32, che a sua volta implica il rifiuto delle cure. Offende la dignità umana menzionata nell’art. 3, perché ciascuno dev’essere libero di scegliere dove si situi la misura di un’esistenza dignitosa. Con questa legge, viceversa, d’ora in poi chi disgraziatamente si trovasse nelle condizioni di Eluana dovrà restare appeso al suo sondino per tutti i secoli dei secoli. Di più: il voto altrettanto disgraziato su Aldo Moro rischia di trasformare le corsie d’ospedale in altrettanti carceri, i pazienti in detenuti. Si dirà che lo stesso art. 32 riserva, tuttavia, alla legge il potere di disporre trattamenti sanitari obbligatori. Errore: la legge può farlo quando sussiste un interesse pubblico, un bisogno della collettività. Può stabilire d’internare i folli o i malati contagiosi, può imporre la vaccinazione obbligatoria, ma quale pericolo reca al proprio prossimo chi s’oppone alla nutrizione artificiale?

    No, non c’è giustificazione alla cultura del divieto che soffia come un vento sulle nostre esistenze. E’ un vento potente, tal quale la parola del cardinal Bagnasco: che il Parlamento faccia presto, ha detto lunedì. Eccolo accontentat. E dunque no alla ricerca sulle staminali, no ai matrimoni gay, no alla morte dignitosa, no – perfino – ai preservativi per difendersi dall’ Aids. E’ la volontà del popolo che si esprime attraverso questa selva di divieti? Se così fosse, potremmo quantomeno rassegnarci a un primato democratico. Ma proprio ieri un sondaggio di Repubblica ha rivelato che il 73,5% degli italiani è in disaccordo con Benedetto XVI quanto all’uso dei preservativi; e d’altronde non è affatto un caso se le chiese sono vuote, se la popolarità del vaticano precipita più di Piazza Affari. Non precipita però la sua influenza, perchè quest’ultima s’allunga non sui fedeli bensì sugli apparati, su chi sa che per ottenere un posto in Parlamento, una poltrona in Rai, una carica nei CdA che contano in Italia serve l’acqua santa. Per l’appunto: idratazione forzata.

    Valentina Farnetani

  2. Condivido le sue parole e spero che, se non ci saranno modifiche alla Camera, si giunga quanto prima al referendum
    La volontà di una persona, espressa, nel pieno delle facoltà, deve essere rispettata così come vengono rispettate altre sue decisioni, soprattutto in uno Stato laico.
    Dio ci ha dato la facoltà di scegliere tra il bene ed il male, acuni uomini, paladini della libertà e della democrazia, negano ad altri il diritto di scegliere come vivere e come morire
    Signora Cenni, desidero ringraziarla per quanto ha fatto finora ma la stimolo a perseverare ed a profondere tutte le sue energie in questa battaglia

  3. Caro Mauro,
    questa è una battaglia di civiltà.
    Ci riguarda tutti, coloro che sono impegnati in politica hanno la grande responsabilità di “rappresentare”. E chi rappresenta ha il dovere di saper ascoltare e sentire.
    Sarà una battaglia dura, ma io confido ancora nella coscienza degli italiani. Non posso pensare che in questo Paese non ci sia piu alcuno spazio per le libertà civili e per la libertà e l’eguaglianza nella nascita e nella morte.
    Susanna

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