#tappedifficili

Ho voluto attendere nell’invio di questa newsletter l’approvazione del ddl sulla Buona Scuola. Una scelta che, mi rendo conto, mi ha fatto accumulare, inevasi, tanti temi e tanti avvenimenti sui quali ci sarebbe molto da dire: l’approvazione delle legge elettorale, l’inaugurazione di Expo a Milano, l’addio di Pippo Civati al Pd, la sentenza della Corte costituzionale sul blocco della rivalutazione delle pensioni operato con la Legge Fornero…e poi ovviamente ci sono le elezioni regionali. Proverò a toccarne alcuni di questi punti e degli altri scriverò prossimamente.

@Parto dalla scuola. Mentre il ddl era in votazione alla Camera, le piazze della mobilitazione restavano calde e i temi sono tuttora in parte non risolti. Al Senato, mi auguro, avverranno ulteriori modifiche. Questo disegno di legge ha un percorso lungo, costellato da ascolto, consultazioni e discussioni sin dall’estate scorsa, ma anche da scontri. Un percorso che aveva creato moltissime attese nel personale docente e nelle famiglie, dopo anni nei quali per lo più i Governi avevano accumulato pasticci, determinato il proliferare di una vera e propria giungla di graduatorie e sottocategorie di lavoratori e fatto numerosi tagli alle risorse per l’istruzione.

Questo Governo invece ci mette le mani, ci rimette risorse e ricomincia dall’assunzione di 100000 precari. Non mi pare una cosa da poco. Lo ricordo perché devo ammettere che sentire la Gelmini intervenire in Aula a difesa dei precari dopo aver concorso, quando era Ministro dell’Istruzione, a generare il fenomeno, credo che ci dica molto su questo nostro Paese.

Tutto bene quindi? No. Non direi. Altrimenti non ci sarebbe stata una mobilitazione nella scuola cosi grande ed uno sciopero cosi esteso nelle adesioni. I problemi più consistenti riguardavano e riguardano ancora, il nodo delle assunzioni che non consente, al momento, a tutti i precari della scuola una stabilizzazione, e che lascia fuori insegnanti che da anni svolgono con serietà e preparazione la loro attività di insegnamento, supplenza, sostituzione con assegnazioni temporanee, parziali, e magari divise in più istituti e città. Per molti di loro le possibilità di stabilizzazione passano dal superamento di nuovi concorsi, dopo anni di insegnamento e risorse investite in corsi di formazione e di abilitazione, come loro richiesto. Si è aperto, un grande dibattito sul ruolo che il ddl concede ai Presidi, attribuendo loro anche la possibilità di chiamata dei docenti. Un altro tema molto dibattuto ha riguardato le risorse provenienti dal 5xmille, anche se alla fine, su richiesta di molte parti politiche e della minoranze del pd, l’articolo 17 è stato stralciato. Altra questione bollente: gli sgravi previsti per le scuole paritarie secondarie.

Su molti di questi punti ho sostenuto con convinzione alcuni emendamenti presentati dai colleghi (Cuperlo, Giorgis) tesi ad attenuare le criticità, anche se riconosco il lavoro grande svolto dalle colleghe della commissione scuola che hanno modificato profondamente il testo uscito dal Consiglio dei Ministri. Li ho sostenuti perché credo che il profilo e la sostanza di una buona scuola pubblica, che valorizzi il merito di studenti e insegnanti, passa anche da quei punti: una scuola pubblica su cui concentrare le Risorse pubbliche. Penso che sarebbe stato utile un po’ di tempo in più nell’esame parlamentare, visto che si tratta di un ddl. Credo che servisse, in questo caso, maggiore tempo per modificare e migliorare ancora il testo. Un tempo sicuramente utile per raccogliere alcuni dei suggerimenti che arrivavano dalle organizzazioni sindacali e da molti colleghi. Questo il testo uscito dalla Camera, un testo che non risponde pienamente alle attese, ma che ha innegabilmente compiuto passi avanti. A tale proposito ho sottoscritto assieme ad altri un documento chiedendo che si lavori ancora per recuperare alcuni degli emendamenti non accolti alla Camera, durante. I lavori del Senato. Ho anche depositato un ordine del giorno che impegna il governo a lavorare per assorbire anche i precari ad oggi non assorbiti dal presente provvedimento, Odg che è stato accolto.

@Pippo Civati se n’è andato dal Pd. Lo ha fatto dopo il voto sulla Legge elettorale. Lo ha fatto dopo molti annunci è indubbiamente molto disagio. Forse non ha stupito i più. Personalmente sono molto dispiaciuta. Ho avuto modo di scriverlo, di parlargli anche pochi giorni fa, e devo dire che mi ha molto colpito la violenza e il pressapochismo di molte dichiarazioni fatte sui social network contro di lui dopo la sua decisione. Non sempre ho condiviso le sue posizioni, altre volte ho condotto con lui battaglie, ma il suo abbandono – che certo non condivido – è una sconfitta anche di tutti noi, della nostra comunità. Certo, di lui si parla, nel bene e nel male, ma che dimensione ha oggi lo smottamento silenzioso, quell’abbandono, quella resa di militanti e volontari che magari non vanno “altrove” e che non hanno un progetto politico alternativo, ma che soprattutto non riconoscono più il Pd come la loro casa? Io mi preoccupo di tutto questo. Mi preoccupo molto, e lo dico con l’ostinazione di chi vuol continuare a restare in questa comunità e a non disperdere lo spirito con il quale il Pd è nato. Non so se nei prossimi giorni anche altri parlamentari lasceranno il Pd, lo vedremo. Sono però convinta, che dopo le elezioni regionali dovremo interrogarci seriamente su questo nostro Partito, su cosa siamo nei territori, su come si assumono le decisioni, come si seleziona la classe dirigente, come si sostiene la sua attività e la sua vita democratica. So che queste domande non sono esauribili in una …”riunione”…spero che lo sappiano anche altri, anche quelli convinti che il consenso, l’impegno politico, si concretizzino attraverso molti selfie o la corretta ripetizione di slogan e slide.

Questa discussione è ancora più urgente alla luce della Legge elettorale che abbiamo approvato, e del combinato disposto legge elettorale e riforma costituzionale che prevede una sola camera elettiva e un premio di maggioranza che consegna ai vincitori numeri importanti e capolista bloccati. Cosa è un partito all’interno di un sistema politico che è sempre più presidenziale piuttosto che parlamentare? Dove un segretario sceglie i parlamentari, i quali poi votano la fiducia al premier/segretario…in grado di rimuoverli?

Ho votato anche durante quella discussione emendamenti che non sono stati approvati e che tentavano di correggere sia la riforma costituzionale che la Legge elettorale, e ho comunque votato i testi finali, non senza difficoltà, perché convinta che quel processo riformatore non dovesse essere fermato, ma credo anche che occorra aver chiaro il sistema in cui siamo per costruire gli adeguati contrappesi dal punto di vista delle garanzie democratiche.

@partito e regionali. Sono convinta che il tipo di partito, il suo funzionamento, la dialettica dentro una comunità plurale, ma anche la trasparenza di finanziamenti e di scelte siano elementi assolutamente rilevanti se vogliamo evitare il fallimento del progetto del Partito democratico. Ne sono ancora di più convinta dopo aver letto i dati dell’indagine Cmr Intesa Sanpaolo per La Stampa in cui si certifica che il 52% degli italiani non si riconosce in nessuna formazione politica. Cresce cioè il fenomeno degli “homeless”, ossia cresce il numero di persone che non si riconoscono in nessun partito e che non hanno alcun riferimento ideale in cui identificarsi. Un dato supportato anche dai sondaggi sulle prossime regionali che descrivono l’aumento del numero di coloro che non andranno a votare o che sono incerti.

Certo, conosciamo già lo spettro dell’astensionismo, che tanto spettro non è stato in occasione delle elezioni in alcune amministrazioni locali, in cui il calo del numero di votanti è stato importante. I dati poi ci dicono anche che se ci fossero le elezioni nazionali nelle prossime settimane, andrebbe a votare poco più della metà degli aventi diritto (57,3%). E i motivi sono tre: la percezione della distanza del ceto politico dai problemi reali della popolazione (37,4%), la frustrazione per l’assenza di reali cambiamenti (27,5%), un disamore radicale nei confronti dei partiti (15,2%). Ora non voglio annoiarvi con i numeri, ma sono convinta che non basta più liquidare questi e altri risultarti come forme di anti-politica, perché al contrario questo ennesimo campanello d’allarme ci deve far riflettere sul fatto che le nostre comunità non vogliono disfarsi della politica, ma semmai chiedono una politica nuova, ossia chiedono donne e uomini capaci di fare politica, di rappresentare riferimenti culturali che molti hanno smarrito. E noi abbiamo il dovere di aggiornare e ripensare il nostro partito, ma anche di isolare con determinazione comportamenti eticamente discutibili e la costruzione di piccoli e grandi potentati personali.

@Governatori e nuovi consigli. Sono sette le Regioni al voto. Regioni importanti, tra le quali anche la nostra. In alcune regioni il governo e il presidente uscenti si ripresentano al giudizio degli elettori e tra questi c’è anche Enrico Rossi. In altre si va a un rinnovo e in altre ancora si tenta di strappare al centrodestra la guida del governo regionale. L’ambizione non può che essere quella di vincere ovunque, di lavorare tutti quanti per far vincere i nostri candidati, per recuperare fiducia nei nostri amministratori. Non so se ci riusciremo. So che dobbiamo lavorare con quell’obiettivo davanti. Certo in alcune aree del Paese alcune liste di appoggio creano non pochi problemi. Altrove si fanno i conti con problemi interni al Pd o nati da primarie problematiche non sufficientemente affrontati. Credo però che dobbiamo chiarire anche ai più scettici che in campo ci sono progetti di governo e di futuro delle nostre Regioni. Il Governo della Sanità, dei trasporti, la capacità di utilizzare pienamente le risorse europee per far compiere un salto di qualità ai nostri sistemi produttivi, al turismo, alla buona agricoltura. Di questo di dovrebbe discutere, su questo si dovrebbe lavorare con i nostri candidati. E bene fa Enrico Rossi a parlare ogni giorno di una proposta concreta perché solo con la concretezza, con le persone vere, trasparenti, oneste, competenti si potrà recuperare forza, legittimazione, consenso vero.

Susanna

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