La scorsa settimana il Partito Democratico ha comunicato i nomi della squadra dem della commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche. Gli 8 deputati che faranno parte della Commissione sono: Francesco Bonifazi, Susanna Cenni, Gian Pietro Dal Moro, Carlo Dell’ Aringa, Matteo Orfini, Giovanni Sanga, Luigi Taranto, Franco Vazio e per quanto riguarda il Senato Camilla Fabbri e Stefania Giannini, Mauro Del Barba, Andrea Marcucci, Mauro Marino, Franco Mirabelli e Giancarlo Sangalli. L’organismo, composto da venti senatori e venti deputati, avrà il compito di verificare gli effetti della crisi finanziaria globale sulle banche; la gestione degli istituti bancari coinvolti in situazioni di crisi o di dissesto; l’efficacia delle attività di vigilanza e l’adeguatezza della disciplina legislativa e regolamentare nazionale ed europea sul sistema. La commissione dovrebbe riunirsi già la prossima settimana per l’elezione del presidente. Spero che l’approccio sia teso a scegliere alcuni ambiti su cui concentrare un lavoro molto intenso che ha come scopo quello di fare chiarezza a favore dei cittadini, dei lavoratori e dei clienti degli istituti di credito. Il tempo non sarà tantissimo, ma mi fa piacere che il gruppo mi abbia indicato e spero di poter contribuire utilmente per consegnare anche al nostro territorio un quadro chiaro delle vicende che hanno riguardato anche MPS.
Cara Susanna, ho scritto tante volte su FB in merito al MPS; questo è un post un po’ più “tecnico” dell’agosto 2015.
Buon lavoro. Pregheremo per te.
La sindrome di Adone
E’ il 9 novembre 2007 quando viene svelata l’operazione che il Monte e il Santander hanno portato a termine con una trattativa lampo, appena due settimane.
Fin dall’inizio il piano non convince il mercato: il titolo del Monte crolla in Borsa e diversi analisti picchiano duro “The game is not worth the candle”; il gioco non vale la candela…
Il PM Grosso, durante la requisitoria del primo processo Mps per ostacolo alla vigilanza (tutti condannati), affermo’: “Mussari è stato il regista di un film drammatico”, con attori Vigni e Baldassarri, che «ha lasciato un’eredità pesante tale da minare non solo il Monte dei Paschi ma anche la credibilità dell’intero sistema bancario italiano». Un Adone che si è svegliato in primavera ed è morto in estate, il tempo di una stagione. Ed è stata più lunga degli oltre 500 anni della Banca che lo avevano preceduto!
In un’intervista al sito del PD il 4 giugno 2013, il Sindaco Valentini disse parlando della Banca: “Voglio che la città sappia tutta la verità e il Comune si costituirà parte civile ogni volta che sarà possibile richiedere danni morali ed economici per reati contro la collettività. L’onore della città è stato infangato”.
Orbene, pongo allora io due domande:
1) Il 30 maggio 2008, il giorno in cui sulla vendita di Antonveneta da Santander a MPS viene messo il sigillo definitivo, viene effettuato un primo pagamento in direzione della Abn Amro di Amsterdam (un istituto olandese che poco prima dell’acquisizione di Antonveneta dal parte di MPS era stato scalato dal Santander stesso) per un importo di 9 miliardi e 267 milioni. Dettaglio curioso; l’importo è superiore di 37 milioni rispetto ai 9 miliardi e 230 milioni che il Monte ha più volte detto di aver pagato come cifra definitiva (al prezzo base erano stati infatti aggiunti 230 milioni di interessi per il periodo trascorso tra la firma del contratto e l’effettivo pagamento, per il quale occorreva attendere l’ok delle autorità di vigilanza). Il motivo dell’apparente discrepanza è ancora un mistero.
2) Lo stesso giorno, dalla banca senese parte anche il primo di una serie di sette bonifici che -nel giro di undici mesi- finiscono in parte alla sede di Madrid del Santander, in parte a quella di Londra della Abbey National Treasury Service(2 miliardi e 623 milioni per l’esattezza), una controllata del gruppo spagnolo che svolge servizi di tesoreria per controparti anche esterne. Nessuno ha mai spiegato il perché di tale diversificazione.
Al di la’ della Babele di numeri, su cui non è stata scritta la verità, resta un fatto: l’impegno che il Monte ha dovuto sostenere per prendere l’Antonveneta è stato massiccio. E l’operazione si è rivelata un boomerang. La banca padovana al momento dell’acquisizione aveva un valore patrimoniale di 2,3 miliardi, molto lontano dal prezzo pagato. Il Monte l’ha acquistata a a scatola chiusa, senza fare una verifica preventiva dei conti e senza clausole per ridiscutere il prezzo. Per sostenere l’esborso si è indebitato, ha venduto diverse attività, chiesto più volte aiuto agli azionisti. Chi ha pagato per tutto questo?
A che punto stanno le azioni di responsabilità verso quei pezzenti ignoranti corrotti che hanno appoggiato l’operazione, senza neanche capire cosa decidevano?
E la città è interessata alla verità?
Profumo, che si è dimesso dal 6 agosto, una sera che ho avuto occasione di sentirlo parlare da vicino, chiude ogni discorso con la parola “opportunità”; ogni crisi per lui è -per dirla alla milanese- una “opportunitè”. Profumo, adieu.