Sono giorni convulsi per MPS e per buona parte del sistema bancario italiano. Veniamo da settimane di cadute pesanti in borsa, qualche recupero, e , come autorevoli opinionisti hanno fatto osservare, un po’ eccessivi sono stati i toni provenienti dall’estero sul tema.
Le ragioni di questa fibrillazione pesantissima sono un combinato tra il peso delle sofferenze, Brexit, la lettera delle autorità europee e gli stress test. L’ammontare dei crediti deteriorati nelle banche italiane è stimata in un totale al lordo di circa 200 mld e di 87 mld come sofferenze nette. Sofferenze distribuite prevalentemente in almeno 5 istituti, tra i quali Mps. In queste settimane il titolo ha ballato pesantemente, il Cda ha cercato di dare messaggi rassicuranti i risparmiatori.
Da ciò che si apprende in questi giorni il Governo ha lavorato alacremente con Bruxelles per ottenere margini ai dictat del bail in, e si profila un lavoro da concludere prima del 29, data in cui verranno resi noti i risultati degli stress test dell’Eba, teso a collocare sul mercato buona parte delle sofferenze, della ricapitalizzazione. Resta da vedere quale ruolo avranno il fondo Atlante e altri soggetti istituzionali.
Ovviamente quando parliamo di Mps è difficile rimuovere le grandi responsabilità del passato, ma in questo frangente mi sento di dire che il tema è più ampio, riguarda tutto il sistema bancario italiano e i suoi rapporti con le autorità europee.
Non va dimenticato infatti che D.Bank ha una quantità ingentissima di derivati al suo interno, che nel 2008 si è intervenuti ampiamente anche con risorse pubbliche sia negli USA che in Germania e in altri Paesi con risorse pubbliche.
Aggiungo un ultimo tema. Non so dire, ovviamente, se i requisiti richiesti da Bce e autorità di controllo alle nostre banche siamo eccessivi, ma sarebbe stato utile avere la stessa severità, quando molte banche hanno messo sul mercato e diffuso prodotti finanziari non esattamente da piccoli risparmiatori vendendoli a chiunque, dal giocatore di borsa al pensionato.
Anche per questo, nell’auspicio che la vicenda Mps si concluda nel migliore dei modi restituendo un po’ di serenità ai risparmiatori e ai lavoratori che già molto hanno pagato, penso anche che sia giunto il momento di provare a ragionare seriamente su una globalizzazione che ha ridotto la forza delle istituzioni nazionali, della politica e amplificato quella della finanza e dei mercati, con un di più di democrazia finanziaria dentro le banche, magari innovando anche la governance, con nuovi meccanismi partecipativi capaci di rappresentare anche i risparmiatori.
Ma di questo avremo modo di tornare a parlare.