Tre anni fa, insieme con altri deputati, abbiamo presentato una proposta di legge per la predisposizione di regole chiare e precise sulla raccolta, coltivazione e commercio dei tartufi. La nostra intenzione è quella di dare delle direttive concrete a un settore importante come quello del tartufo, eccellenza del nostro territorio. Un prodotto della terra che svolge anche un importante ruolo di comunicazione e di valorizzazione del territorio e che, proprio per questo, richiede credibilità e professionalità per l’intera filiera, dal tartufaio al commerciante, fino a chi lo acquista, esigendo certezza sulle informazioni che riguardano la sua identità, provenienza e qualità. Su questi temi ci siamo confrontati, qualche giorno fa, nel corso di un incontro a Siena, in compagnia dell’onorevole Massimo Fiorio, primo firmatario della proposta di legge; dell’assessore provinciale all’agricoltura, Anna Maria Betti; del sindaco di San Giovanni d’Asso, Michele Boscagli e di alcuni rappresentanti locali e nazionali delle associazioni dei tartufai. La proposta di legge è stata discussa già in alcune audizioni alla Camera dei Deputati, alle quali erano presenti anche le associazioni dei tartufai. L’incontro è servito per ascoltare le proposte, i suggerimenti e le esigenze di chi lavora con questo pregiato tubero. I rappresentanti delle associazioni di tartufai, infatti, si sono dimostrate soddisfatte di quanto contenuto nella nostra proposta di legge, ma non sono mancate delle legittime puntualizzazioni, che cercheremo di tenere in considerazione dal momento che sono state avanzate da chi conosce bene e vive dell’attività di ricerca e commercio del tartufo. Attualmente, purtroppo, non c’è una normativa che definisca in modo chiaro come deve essere gestita l’intera filiera del tartufo. L’attuale legge, infatti, prevede che il commerciante possa autofatturare il proprio prodotto senza necessariamente indicarne il luogo di provenienza, ed eliminando così ogni elemento di tracciabilità e di garanzia della qualità del prodotto. Un altro elemento importante che è emerso dall’incontro riguarda la tutela del territorio, e soprattutto dei terreni tartufigeni, che rischiano di essere danneggiati da una raccolta non regolarizzata. Al contrario, serve una professionalizzazione dell’intera filiera del tartufo, dal tartufaio al commerciante, fino a chi lo utilizza in cucina. Solo in questo modo, infatti, si potrà tutelare il tartufo pregiato dei nostri territori, evitando il rischio di contaminazioni che ne potrebbero deteriorare la qualità. Sostenibilità ambientale, legame al territorio e tracciabilità del prodotto sono elementi strettamente connessi tra di loro e finalizzati alla tutela del consumatore. La prima cosa da modificare, in quest’ottica, è il regime fiscale: le ricevute che dovranno rilasciare i commercianti, come prevede la nostra proposta di legge, dovranno infatti recare il luogo di origine del tartufo, in modo da rendere chiara l’identità del prodotto che finirà poi sulla tavola del consumatore finale. L’incontro è stato molto utile per continuare a mantenere un filo diretto con i rappresentanti e le istituzioni del nostro territorio. Il nostro impegno continua, e nelle prossime settimane, sono previsti altri incontri per proseguire sulla strada del confronto con le associazioni dei tartufai.
One thought on “Tracciabilità fiscale e del prodotto per salvaguardare il tartufo”
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Tutto bene per ciò che riguarda la salvaguardia della qualità del prodotto, ma finisce sempre e tutto nei raggiri della menta umana e delle lobby come è successo per la raccolta. Le zone tartufigene sono diventate piccole miniere per pochi furbi(Riserva di Ricerca) autorizzate dalle Province, sostenute dalla Regione, in barba al rispetto degli alvei fluviali demaniali o dell’attivtà preminente del titolare:
L’importante è riscuotere la tassa di ricerca o l’autorizzazione all’accesso. E’ un bene naturale o no?
Tanti saluti Olinto