Tutti a votare il 25 novembre per un centrosinistra più forte, ricordando che la violenza sulle donne è ancora da sconfiggere

Diritti, lavoro, impresa, pressione fiscale, speranza, paura, fiducia, felicità, donne, giovani. Sono solo alcune delle parole che ho annotato nel mio abituale quaderno degli appunti in queste settimane di incontri, mercati e chiacchierate in Terra di Siena e di Toscana guardando all’appuntamento del 25 novembre.

Era la raccomandazione di Bersani: parliamo dell’Italia.

Lo abbiamo fatto e dobbiamo continuare a farlo, in modo nuovo, con la rete, con i nuovi strumenti, ma anche continuando a parlare e ad ascoltare le persone in carne ed ossa, con pazienza. E lo ha fatto Bersani, visitando i luoghi di lavoro. Quelli dell’intelletto, del genio, del futuro e quelli della fatica, della fabbrica, discutendo di agricoltura e di impresa, mettendo spesso, molto spesso, al centro i giovani e le donne.

Sicuramente i cinque candidati alle primarie del centrosinistra hanno tutti lavorato nella stessa direzione: far vincere il centrosinistra e andare al governo per cambiare questo Paese. Lo ha fatto Matteo Renzi con il suo linguaggio e le sue doti comunicative; lo ha fatto Laura Puppato, con la sua esperienza di amministratrice e la sua sensibilità ambientalista; lo hanno fatto Nichi Vendola e Bruno Tabacci. E, innegabilmente, la serata del confronto televisivo tra i cinque candidati è stata sicuramente bella.

Non è casuale la gran confusione che sta denotando le “forse-primarie” del centrodestra, un maldestro scimmiottaggio, ad oggi molto più simile a una sorta di “Armata Brancaleone”.

Noi siamo altro e queste settimane lo stanno confermando. Non voglio ignorare i temi in campo e i grandi problemi ancora aperti, dalla voragine che si è aperta nella fiducia dei cittadini verso la politica e la rappresentanza alla difficoltà nel raggiungere un accordo per una diversa legge elettorale. Di questioni aperte ce ne sono molte, ma si ricomincia così, parlando e ascoltando anche le critiche pesanti che fanno male ma che, qualche volta, ci aiutano a migliorare.

Parlare e ascoltare, però, non solo nei grandi teatri o nei salotti televisivi. Parlare e ascoltare è cosa praticata da sempre da Bersani, anche quando sembrava che fosse solo la tv a decretare la popolarità dei politici e i riflettori ne definissero le virtù e poi la caduta (non dimentichiamo come la Polverini sia nata proprio in un salotto televisivo).

Ho scelto di sostenere Bersani anche per questo. Bersani, spesso preso in giro per i suoi modi di dire; Bersani uomo sincero, persona pulita, più avvezza a interrogarsi sulle risposte ai problemi, che a impersonare il protagonista di un talk show; Bersani che ha varato l’ultimo vero atto di politica industriale in questo Paese, scegliendo e non invocando la green economy. Bersani che pone il tema della rappresentanza di genere nelle istituzioni come tema della nostra democrazia; Bersani che ha annunciato che il suo primo atto da Presidente del consiglio sarà regolamentare la cittadinanza italiana ai figli nati in Italia da famiglie immigrate. Bersani che vuole una legge contro l’omofobia. Bersani che intende partire dal lavoro e dalle imprese e che vuole che “l’Italia faccia l’Italia” investendo sul suo saper fare, sui suoi talenti nell’artigianato, nell’agricoltura e nella ricerca.

Ma c’è anche un’ultima ragione, tra le tante, che voglio ricordare: il nostro Statuto investiva di fatto Pierluigi Bersani, in qualità di segretario nazionale del partito, come unico candidato Pd alle primarie di coalizione. È stato lui a voler modificare le regole per consentire ad altri e ad altre del nostro partito di partecipare. Un atto di generosità e di apertura che si è rivelato giusto e che ha dimostrato ancora una volta quanto lui creda al progetto del Partito democratico.

In questa settimana ho sentito qualche tono alto di troppo. Forse è normale nella competizione, ma attenzione, non dimentichiamo che questo non è un congresso in cui si formano le truppe. Si sceglie il migliore per vincere la sfida del Governo. Forse è bene precisarlo, perché rappresentare altro sarebbe improprio ed improvvido. Scegliamo il migliore e poi tutti a lavorare per vincere nel Paese.

Pur apprezzando tutti e con la consapevolezza che ci sarà bisogno delle doti e delle qualità di tutti, per me, in questo momento, il migliore è Pierluigi Bersani, con la sua convinzione che questo Paese possiamo cambiarlo solo assieme e solo se ce la fanno gli ultimi. In questi ultimi 20 anni le responsabilità sono state ben diverse: c’è chi ha portato il Paese in questa situazione e chi si è battuto per andare altrove. Bersani è uno di questi, ed io, semplicemente, mi fido di lui.

Un’ultima cosa, ma molto importante. Come noto, il 25 novembre è la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Da anni ci sono iniziative, momenti di impegno e mobilitazione per ricordare quanto ancora lontana sia la vittoria su questa enorme piaga nella nostra civiltà. Ci sono cose da fare, cose importanti che riguardano noi tutti. Le primarie possono essere una grande occasione per accrescere impegno e sensibilizzazione, spero che ne saremo all’altezza. Le donne italiane se lo aspettano dal centrosinistra e alcune di loro hanno firmato in questi giorni un appello a sostegno dello stesso Bersani, perché vedono in lui un innovatore e un leader degno di fiducia.

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