E così in una settimana siamo passati dallo sgomento per le dimissioni improvvise di Nicola Zingaretti all’elezione praticamente unanime di un nuovo segretario, Enrico Letta. È incredibile come, a volte, la politica possa determinare fatti impensabili e come le cose possano cambiare con una tempistica imprevedibile.
Il gesto di Nicola e le parole che ha usato sono state una doccia fredda per molti di noi; io sono tra coloro che hanno sperato in un ripensamento, ma non c’è stato. Sono stati tantissimi i messaggi dello stesso tono partiti. Per lui, dal territorio, ma forse serviva davvero una grande scossa per produrre un vero risultato: per ricostruire, forse, bisogna demolire.
Adesso abbiamo un nuovo segretario, ma come Enrico stesso ha ricordato quello di cui abbiamo bisogno è soprattutto un nuovo Partito. E lui ne ha delineato il profilo, i contenuti, i valori. Il suo è stato un discorso di alto livello, profondo, visionario, appassionato. Con un impegno immediato: discutere ovunque, da domani, di ciò che c’è da fare.
Mi è piaciuto molto l’intervento di Enrico, mi ha fatto emozionare come non mi capitava da tanto tempo ascoltando la relazione di un Segretario. Ho una sola preoccupazione, lo dico con grande sincerità: che un consenso così ampio metta sotto il tappeto le ragioni delle ennesime dimissioni di un leader del Pd, a partire dal logoramento continuo generato da aree politiche e da capi corrente poco impegnati nella costruzione dei pensieri e molto, molto impegnati nella costruzione di filiere di potere.
Ha ragione Enrico, l’idea di un Partito non può che nascere dall’idea di Paese che si ha, perché vivi come forza politica se sei percepito come forza utile al Paese e alle persone, indipendentemente dalla tua presenza o meno nel Governo. E allora c’è tanto da ricostruire nella nostra relazione con la società e con il mondo.
L’Europa, il mondo dopo la sconfitta di Trump, il protagonismo delle giovani generazioni e delle donne nella ripartenza dopo questa sconvolgente crisi pandemica: serve un Partito che pensa, che produce idee innovative, che rappresenta e agisce nel cambiamento e nell’innovazione, che si misura con le nuove povertà e con l’economia della condivisione.
Mi è piaciuta molto la definizione di “politica della prossimità”, il richiamo all’“anima e al cacciavite” come strumenti per pensare e cambiare, utilizzando la radicolite nei comportamenti. Del resto, può esistere un riformismo senza anima, senza popolo? Pensiamo di poter fare tutto con i decreti, con le decisioni assunte dentro ai caminetti o ai Consigli dei Ministri?
Se davvero vogliamo costruire un partito nuovo ci sarà molto da cambiare e certo quell’invito ad incontrare più volti che maschere sarà fondamentale. Il profilo che abbiamo in mente è quello di un partito popolare, colto, partecipato, moderno; ecco perché il richiamo ai valori della sinistra e del riformismo europeo, alle battaglie su ius soli, omofobia, parità di genere, alle riforme che servono al Paese, dalla giustizia, alla qualità della democrazia.
Un discorso incoraggiante, forte, convinto ha disegnato un partito che non deve limitarsi a seguire un leader o i capi corrente, ma che deve ricostruirsi e ricostruire.
Adesso dipende da tutti e tutte noi collaborare. Questo è davvero l’ultimo appello per il PD e quell’hashtag #Iocisono è un atto di responsabilità, contemporaneamente collettiva ed individuale, per chi lo userà.
Intanto il Governo Draghi procede. In questa settimana sarà varato il nuovo Decreto Sostegni che metterà a disposizione del Paese i 32 miliardi ottenuti con l’ennesimo scostamento di bilancio. Vedremo presto i dettagli, intanto sappiamo che si interverrà sul calo di fatturato delle imprese, a partire dai settori del commercio e del turismo più colpiti, che ci sarà una nuova proroga della cassa integrazione almeno fino al mese di giugno, che si interverrà sulla sanità anche con interventi integrativi per il personale impegnato nella vaccinazione, che ci saranno nuovi interventi sui Comuni e le Regioni. Da oggi il Paese è di fronte ad una nuova stretta per far fronte alla ripresa dei contagi in conseguenza delle varianti, particolarmente contagiose, che stanno di fatto soppiantando il virus di un anno fa. Dobbiamo avere pazienza e resistere.
L’8 marzo anche quest’anno ha visto momenti di riflessione e di confronto prevalentemente sulle piattaforme e sulla Rete, ma c’è stata una importante novità che voglio ricordare a tutte e a tutti: la mobilitazione degli uomini contro la violenza ed i femminicidi. Per la prima volta qualcosa di importante è scattato e spero che non si fermi davvero, perché fermeremo la violenza sulle donne solo se gli uomini diventeranno protagonisti di questa battaglia.