Un po’ di ossigeno, e adesso risaliamo la china

Dopo il voto delle politiche e la delusione che ne è derivata per il popolo del centrosinistra e contro tutti coloro che avevano già decretato il collasso del Pd, dalla tornata elettorale appena conclusa arriva invece una boccata di ossigeno: nel territorio gli elettori danno ancora fiducia ai progetti e alle candidature del centrosinistra. Risultati confortanti, che ci dicono quanto contino le idee, la presenza territoriale e il lavoro svolto in ogni singolo comune in cui tanti volontari e tanti iscritti hanno speso il loro tempo e le loro energie per la campagna elettorale.

Sedici comuni a zero per il centrosinistra. È questo il dato che emerge nei giorni successivi al ballottaggio e che ci dà un po’ di respiro, ci dà speranza per affrontare una pesante situazione dopo il deludente risultato alle politiche, ma la strada è in salita, non possiamo negarlo. Alla soddisfazione infatti, si accompagna la lettura critica e attenta che deve fare i conti con il grande calo dell’affluenza alle urne che si è registrato al primo turno e che si è acuito al ballottaggio.

Nei 563 comuni interessati al voto, l’affluenza alle urne al primo turno si è fermata al 62,38%, registrando un calo del 14,78% rispetto alle elezioni amministrative precedenti. Calo ulteriormente aggravato al secondo turno, attestandosi al 48,5% (-11% rispetto agli scorsi ballottaggi). Per la prima volta nella storia il partito astensionista supera il tetto del 50%. In un editoriale di analisi del voto Massimo Giannini scrive sulle colonne di Repubblica che “L’anti-politica diventa strutturalmente a-politica. La polis non contesta la politica, ne fa direttamente a meno”. Un allontanamento del cittadino dal voto, fondamentale strumento della democrazia moderna, che non può essere ignorato e che, come ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non può essere ridotto a un “commento semplicistico”.

Il Pd ha dimostrato di avere ancora un buon radicamento nel territorio ed è da qui che dobbiamo ripartire per ricostruire il partito e per ridare slancio alla politica.

Siena finalmente ha di nuovo un Sindaco, e il centrosinistra ha nuovamente ottenuto la fiducia dei cittadini, dopo la lunga parentesi del commissariamento e le gravi vicende del Monte dei Paschi che hanno gettato fin troppo fango sulla città. Hanno vinto le idee e i progetti che il Pd, Bruno Valentini e le forze politiche che lo hanno sostenuto hanno saputo dare alla città. Una vittoria di misura, non lo possiamo negare, che ci ha fatto stare in fibrillazione fino all’ultimo. Anche a Siena l’astensionismo è stato forte, anche se l’affluenza alle urne è stata più alta della media nazionale, attestandosi al 68,39% al primo turno e al 54,97% al ballottaggio. Un calo dell’affluenza al secondo turno perfettamente il linea, purtroppo, con il trend nazionale. Un vero testa a testa tra i candidati in gara, con un grande recupero di consensi per il candidato di centrodestra, Eugenio Neri.

Una vittoria che non può evitarci un esame sul prezzo pagato: consensi al Pd dimezzati nel giro di un anno e mezzo.

Adesso la palla è in mano al nuovo Sindaco e al lavoro che sta avviando, e dall’altro lato al nostro partito e al congresso da svolgere. Un congresso che ovunque dovrà essere di vera fondazione del Pd.

Siena sta ripartendo e ce la farà.

Come Siena, anche l’Italia deve ripartire. I primi segnali del Governo sono stati importanti: le risorse per la cassa integrazione, il rinnovo dei contratti per 150 mila precari della pubblica amministrazione, il congelamento dell’Imu, gli Ecobonus per l’efficientamento energetico. Ma il vero autentico dramma su cui intervenire si chiama occupazione. Secondo gli ultimi dati forniti dall’Istat, la disoccupazione giovanile (tra i 15 e i 24 anni) ha raggiunto, ad aprile 2013, il record del 40,5% e i Neet, cioè i giovani che non studiano, non lavorano e non cercano un’occupazione, è salita oltre il 23%.  Numerosi e ripetuti gli allarmi dal mondo delle imprese. Anche per la Toscana il 2012 è stato un anno di recessione, seppure con livelli più contenuti rispetto al trend nazionale, con un calo del Pil del -2,1% rispetto al -2,4% nazionale. Secondo il rapporto Irpet presentato martedì scorso a Firenze, se da un lato si conferma la buona capacità di resistenza dell’economia toscana, è evidente che senza interventi strutturali in grado di rilanciare soprattutto gli investimenti sarà difficile prevedere in tempi rapidi il ritorno a una crescita significativa: la fine della fase recessiva è infatti rimandata al 2014 e solo nel 2015 si potrà ritornare ad un, seppur lento, aumento del Pil.  È un bollettino di guerra che non lascia più tempo. Nei prossimi giorni vedremo il provvedimento sul l’occupazione giovanile.

Le questioni da affrontare sono tante nel Paese e nel territorio. Problemi grandi e risorse limitate per intervenire significano non poter fare errori. Il Presidente Letta, i suoi ministri faranno del loro meglio, ma il Pd, un Pd solido, deve rilanciare un progetto di Paese che si riscatta, che crede nelle sue risorse e nelle sue possibilità, che risale la china. Per questo il Congresso che ci attende non può essere un congresso ordinario, ma una scommessa sulla rifondazione di una comunità che mette al primo posto l’Italia.

Partiamo da questo, partiamo dai territori, affrontiamo insieme le domande e scriviamo le risposte, raccogliamo idee e voglia di partecipare. Non abbiamo bisogni di disgregazioni e di ulteriore confusione. Quello che serve adesso all’Italia è una forza politica solida e con idee progressiste, come potrà essere il Pd se saprà cambiare e rinnovarsi. Abbiamo le potenzialità e le competenze per farlo e per fare del bene al nostro Paese.