Il nostro grande vino: i grandi eventi ed i rischi di una nuova indagine

Nei giorni scorsi la Toscana ha ospitato un bellissimo appuntamento, “Vignaioli e Vignerons: dieci giorni di eventi in Toscana dedicati al mondo della vite e del vino”, promosso da Regione, Arsia, Slowfood e fondazione “Sistema Toscana”. Una manifestazione che ha visto la partecipazione di vignaioli da tutta Europa e discussioni su viticoltura e sostenibilità, su economia e qualità, su biodiversità e vitigni autoctoni, mercati e degustazioni in tutto il territorio. Una iniziativa davvero belle ed interessante, tesa a parlare di qualità e forse a smitizzare gli eccessi che qualche volta hanno accompagnato ed accompagnano alcuni guru del vino (ed alcuni prezzi irraggiungibili…). Un evento al quale mi sento molto legata, avendone seguito i primi passi assieme a Slowfood nella fase in cui ero ancora assessore all’agricoltura della regione Toscana. L’evento si è concluso con l’approvazione di un manifesto che è possibile consultare sul sito dell’iniziativa (il link è in fondo all’articolo).

Purtroppo, a poche ore da quell’iniziativa, le cronache hanno interessato il nostro vino con notizie meno brillanti. Diciassette tra imprenditori vinicoli ed enologi, nove dei quali toscani, sono stati indagati per reati che vanno dall’associazione a delinquere alla frode in commercio aggravata. E quarantadue aziende vinicole, più della metà toscane, sono coinvolte nella nuova inchiesta della procura di Siena che prosegue quella che aveva scosso, l’anno scorso, la produzione d’eccellenza del Brunello. Come allora, anche oggi procura e fiamme gialle ipotizzano la violazione dei disciplinari di produzione, stavolta soprattutto di Chianti Docg e di Igt Toscano, per una quantità di 10 milioni di litri delle vendemmie che vanno dal 2005 al 2008.

Non sono intervenuta pubblicamente sul tema perché credo che occorra attendere concretamente merito e conclusione dell’indagine, e le parole non sono sempre così necessarie. Mi sento però di ricordare alcune cose a me stessa, ai produttori, a coloro che questo territorio senese e toscano lo amano con orgoglio di fronte al mondo. La prima è la consapevolezza che la nostra terra (Siena e la Toscana) ha investito enormemente su qualità e territorio, riuscendo a mettere sul mercato prodotti vitivinicoli straordinari che hanno acquisito un prestigio mondiale: questo patrimonio oggi preziosissimo va salvaguardato da tutti noi con responsabilità, perché altrimenti il danno che se ne potrebbe produrre è spaventoso.

La seconda è l’auspicio che l’indagine si concluda in tempi brevi. Definire con certezza i contorni della vicenda e appurare con precisione le responsabilità è fondamentale per eliminare i sospetti sul principale marchio del vino rosso italiano, il Chianti, che rischia di essere colpito per intero da un grave danno di immagine. La fase di mercato è certo complessa e delicata di per sé per la situazione economica. I truffatori, se ci sono, siano individuati e puniti prima possibile.

La terza è l’attesa per una risposta forte e a testa alta di tutti nostri produttori, che io credo dovrà esserci. Il vino italiano è stato capace di reagire con capacità, qualità, competenza alla crisi del metanolo. Oggi non può certo affondare nei meandri dei disciplinari e negli imbrogli ad opera di truffatori che utilizzano il buon nome del vino toscano. Ci vuole uno scatto d’orgoglio pieno di contenuto e di voglia di dimostrare il valore della scommessa giocata, cui hanno concorso produttori, sapere, ricerca, manualità contadina e vignaiola, amministratori locali.

…a proposito, mentre l’Ocm procede e va avanti, il ministro Zaia sottrae anche dall’ocm vino 20 milioni di euro per rimpinguare il fondo di solidarietà, e il Pd in commissione agricoltura chiede da mesi audizioni per l’adeguamento della legge quadro 167.

Si faccia presto.

Per approfondire:

Il manifesto e altre informazioni su “Vignaioli e Vignerons”

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